IO AMO LE GRANDI NAVI BIANCHE | una corrispondenza d'amore
Ingeborg Bachmann e Paul Celan in collaborazione con Veronica Raimo e Francesco Petti testo di Alessandra Chieli e Veronica Raimo con Alessandra Chieli Massimiliano Ferrari Francesco Petti suoni e luci Emilio Barone una produzione Fondazione Roma | Ritratti di Poesia con il sostegno del Rialto Sant'Ambrogio La poesia, per assolvere la sua funzione utopica, deve saper suscitare l’insonnia e il dolore, ma deve anche sapersi trasformare in musica.
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Il progetto
A partire dall'epistolario giovanile delle “Lettere a Felician”, passando per i radiodrammi, i racconti, e attraverso il lungo (e poco conosciuto) filo epistolare con Paul Celan, l'io narrante/vivente della Bachmann è sempre alla ricerca di un ascoltatore.
È per questo che, incontrandola, abbiamo subito avvertito una vicinanza e un'empatia con il nostro lavoro sulla parola e sull'ascolto; una simpatia, una curiosità, una sorpresa, perché la sua poetica e i suoi scritti abbracciano la nostra ricerca sul rapporto tra letteratura e teatro, sullo sviluppo della parola letteraria nello spazio acustico della scena.
In “Io amo le grandi navi bianche” le parole vengono dette “lanciando nell'etere voci e suoni” come in un radiodramma che racconti il mondo della Bachmann rincorrendo il suo percorso artistico senza avere la pretesa di definirlo, seguendone una traccia di vita senza poterla afferrare fino in fondo, in una topografia insieme reale e metaforica, dove i viaggi sono allontanamenti, tragitti, fughe e tensione infinita verso un luogo che è al tempo stesso origine e approdo: la letteratura.
E cercando tra le righe i segni di un amore, quello che Ingeborg ha costantemente inseguito, non troveremo altro che una meta che sempre si allontana.
Durata spettacolo: 40'circa
A partire dall'epistolario giovanile delle “Lettere a Felician”, passando per i radiodrammi, i racconti, e attraverso il lungo (e poco conosciuto) filo epistolare con Paul Celan, l'io narrante/vivente della Bachmann è sempre alla ricerca di un ascoltatore.
È per questo che, incontrandola, abbiamo subito avvertito una vicinanza e un'empatia con il nostro lavoro sulla parola e sull'ascolto; una simpatia, una curiosità, una sorpresa, perché la sua poetica e i suoi scritti abbracciano la nostra ricerca sul rapporto tra letteratura e teatro, sullo sviluppo della parola letteraria nello spazio acustico della scena.
In “Io amo le grandi navi bianche” le parole vengono dette “lanciando nell'etere voci e suoni” come in un radiodramma che racconti il mondo della Bachmann rincorrendo il suo percorso artistico senza avere la pretesa di definirlo, seguendone una traccia di vita senza poterla afferrare fino in fondo, in una topografia insieme reale e metaforica, dove i viaggi sono allontanamenti, tragitti, fughe e tensione infinita verso un luogo che è al tempo stesso origine e approdo: la letteratura.
E cercando tra le righe i segni di un amore, quello che Ingeborg ha costantemente inseguito, non troveremo altro che una meta che sempre si allontana.
Durata spettacolo: 40'circa